Le filliti di Livergnano

Una fillite rinvenuta presso il giacimento. Foto di Sara Panzacchi
Una fillite rinvenuta presso il giacimento. Foto di Sara Panzacchi

Fra il Savena e il torrente Zena, nel cuore della Riserva Naturale del Contrafforte Pliocenico, Livergnano domina su una vasta area di colline elevate fino a 556 m sul livello del mare.
L’aggettivo “pliocenico” si riferisce all’età della roccia, “del Pliocene”, un intervallo di tempo geologico iniziato poco più di 5 milioni di anni fa e conclusosi meno di 2 milioni di anni fa. Proprio a Livergnano in località Ca’ Piana furono rinvenute in un letto argilloso-sabbioso incluso tra banchi di arenaria dalla naturalista bolognese Giuseppina Gubellini e descritte nella sua tesi “la flora di Livergnano” del 1929, resti di foglie fossili, le “filliti“ di Livergnano. Lo scavo fu effettuato all'interno della grotta dove oggi si trova l’ecomuseo e Centro di Ricerca e Documentazione The Winter Line curato da Umberto Magnani e Patrizia Piana.
Questa bella collezione di filliti si può ammirare nelle vetrine dedicate alla paleobotanica del Museo di Geologia e Paleontologia “G. Capellini” di Bologna. Tra le foglie stipate in molteplici livelli e perfettamente conservate nella forma e nelle nervature, si osservano quelle di leccio, alloro, quercia, pioppo, salice, olmo, platano, frassino, carpino e tante  altre.
Pensando alla flora di Livergnano nel Pliocene si può immaginare un’immensa foresta florida di Laurisilva (foreste di lauri)

per la vicinanza del mare e dei fiumi e per il clima caldo e favorevole che si estendeva dal litorale entro le vallate, offrendo particolari contrasti di vegetazione.
Carla Garavaglia

 

 

Per approfondire: www.museocapellini.org