Cenni Storici sul Territorio di Livergnano.

Il documento è originale datato 15 maggio 1895, riportato così come scritto dal parroco di S.Giovanni Battista di Livergnano estratto dal Registro da tenersi nell'Archivio Parrocchiale ossia presso il P.

Per gentile concessione di Umberto Magnani Archivio storico The Winter Line.

Trascrizione di Antonio Arca

Frazione del Comune di Pianoro in provincia di Bologna, dista da detta città circa 23 Km, vi si accede per porta S. Stefano percorrendo la via Nazionale così detta della Toscana e che conduce a Firenze.
Alla sinistra e alla destra di detta strada volgesi il Borgo predetto che sull’Appennino Bolognese raggiunge l’altezza di circa 800 metri*, sul livello del mare, dalla destra della via su un’irto monte e sulla spianata di esso è eretta la Chiesa Parrocchiale.
Il numero degli abitanti è di circa 700, il territorio che puossi considerare chi forma quasi quadrangolare ha un circuito di circa quattro miglia, i suoi confini sono:  a levante dalla Pieve di Gorgognano, S. Maria di Zena, detto Monte delle Formiche e di Barbarolo, a mezzodì con quest’ultimo e colla Parrocchia di Scascoli, a ponente con Scascoli e quella di S.Ansano di Brento e e a settentrione con quella di Brento e Pianoro.
A proposito dei confini, nelli Archivi di Stato di Bologna, Sezione del Comune, Registri di Estimi e tasse dal 1478 al 1491, Vol 2 N°2 fol.217 v esiste la descrizione dei confini del territorio di Livergnano che per verità storica e curiosità interessante qui si trascrive nel suo testo latino: “ Confinia vero dicti........”

Caratteristica di questo territorio vi è un banco di arena marina indurito a consistenza di scoglio, che lo attraversa da una all’altra parte. È mescolato di gusci di pettini, di (...) di millepore e madrepore, di nuclei di telline, di gusci di (...) e di pinne marine di lumache marine e di qualche tronco di piante convertite in carbon fossile. È osservabile questo banco e degno delle ricerche dei naturalisti per le cose che contiene non comuni al rimanente del nostrano territorio, e per la forma con la quale va ondulando e per la qualità dell'indurimento e (...) dell’arena che lo compone e per la direzione dei suoi strati ricordante quella dei cicli del mare Adriatico (che da questo banco rimane lontano circa quarantadue, 42, miglia) sente indiscutibile la sua origine ed è un esemplare del suo genere meritevole di essere visitato.
Nel 1765 nell’occasione di cavare quadri di sassi arenari per la fabbrica del campanile della Parrocchia alla profondità di circa 18 piedi sotterra, fu trovato, (spaccando uno di questi macigni) nel suo interno una foglia di pianta di arbusto detto in questi monti legno santo, in Roma legno di S. Andrea, nelle Marche legno maledetto. Era la detta foglia conservatissima in tutte le sue parti e solo la tessitura fra le sue costole ridotta in polvere fine ad uso di tabacco di spagna.
Vari strati di sassolini e di sassi fluviali vanno intersecando il finora descritto banco ed appaiono nelle sue balze o vicende di maggiore e non sempre costante grossezza in tutta la sua estensione.
Arena in massa indurita ordinariamente a consistenza di tufo, e di colore giallognolo, ed arena sciolta legata ad un impasto oretaceo glutinoso, e quello forma la superficie e l’interno rimanente di questo territorio.

Livergnano. 1906
Livergnano. 1906

I suoi prodotti consistono in uva, frutta, castagne, ghianda, pochissima canapa, sufficiente quantità di seta. Vi sono poi molti boschi a legna, molto carbone sufficiente quantità di fieno, molta quantità di scorza di quercia per la concia di cuoi e pelli.
Nessuna industria arrichisce il paese.
I paesani però intraggono diversi risorse, su dal taglio continuo di pietre dai monti, dal lavoro della treccia, occupazione invernale di tutte la donne, nè trascurava ancora nella stagione estiva nei momenti di ozi e consuetudinario poi per le ragazzette adibite alla custodia delle pecore e a tutte le altre che non ancora in età  per i lavori dei campi, rimangono a custodia dei casolari.
Alcuni poi si dedicano alla raccolta dei tartufi che in grande quantità si trovano nei boshi del territorio, e per la qualità buona e ricercata sono inviati principalmente alla vicina Bologna, procurandosi un sicuro e continuo guadagno. La lignite forma pure una risorsa ad altri che si dedicano all’estrazione della medesima. Il paese poi o borgo, sia per gli abitanti, sia per chi debba soffermarvisi presenta molte comodità e poco manca a quanto può essere necessario ai bisogni della vita.
È fornito di colletteria postale e corriera giornaliera che fa il servizio da Bologna a Loiano e Monghidoro e viceversa.
Spacci di sali e tabacchi, due botteghe ben provviste di granaglie, una della quale provvista ancora di generi di salsamentaria, drogheria, paste alimentari vini liquori (...), in testa al paese ove fermasi la corriera. Un osteria con alloggio e trattoria, denominata della Banpasca(?), posta nella piazzetta del paese. Quattro o cinque calzolai, tre sarti, uno dei quali può competere per abilità con qualunque buon sarto di città, una bottega da merciaio con vendita ancora di stoffa tanto per donna che per uomo. Due falegnami e nello stesso tempo buonissimi carridori e fabbricanti di attrezzi agricoli. Due fabbri ferraii capacissimi ed industriosi. Un maniscalco.
Come si vede ben poco manca a che possa gareggiare con paesi di maggior popolazione.
Già si è detto niente industria arrichisce il paese e l’agricoltura per quanto estesa nei limiti del territorio, non da sufficiente lavoro a tutti, nè le risorse accennate impiegano molti individui e da ciò una permanente emigrazione che puossi calcolare al 61% sul numero degli abitanti. La generalità degli emigranti portasi in Sassonia ed in Boemia ove trovano costantemente impiego nei lavori stradali ed edilizi con mercede abbastanza rimunerativa e sopratutto tutelati da sapienti leggi sul lavoro, che li sente tranquilli e sicuri nell’adempimento dei loro doveri.
La posizione ancora del paese, l’aria buona e salubre, e splendidi panorami, che nei diversi punti si ammirano, lo rendono nel suo complesso interessantissimo nè manca anno in cui nella stagione estiva diverse famiglie in una località o nell’altra del paese vi facciano soggiorno. Il numero potrebbe ancora aumentare, quando maggiormente sviluppata l’edilizia, sorgessero case e villini che oggi mancano e rende forzatamente minore il numero di coloro che nell’estiva stagione, potrebbero quivi trovare un soggiorno gradevole e sano in mezzo a (paesani) miti e onesti.