Relazioni sulle Passeggiate al Contrafforte di Livergnano - 2015


Domenica 26 Aprile

I FIORI DEL CONTRAFFORTE

Loris Arbati

 

Partenza dalla Piazzetta di Livergnano alle ore 9. Siamo in 12 ci dirigiamo verso sud/est e percorrendo la via di Bortignano si fa una prima sosta in Boccafredda alt. mt 550 ca. s.l.m. da dove si può ammirare, da uno splendido balcone naturale, quasi tutta la catena del Contrafforte da Monte Adone fino al Monte delle Formiche (permettetemi subito una citazione di Gabriele D’Annunzio che, rimasto in panne con l’auto proprio a Livergnano, rimase incantato dalla catena del Contrafforte che definì: le Dolomiti dell’Emilia). Si comincia a ammirare una variabilità di specie arboree (Pino nero, Acero montano, Carpino nero, Frassino orniello, Roverella, Pioppo nero, Olmo) ed arbustive (Maggiociondolo, Ligustro, Olivello spinoso, Ginestra, Ginepro, Edera, Nocciolo, Biancospino, Rosa canina e rugosa). Addentrandoci all’interno del Parco si scoprono le prime tracce del passaggio di ungolati (Caprioli, Daini, Cinghiali) oltre a Tassi ed Istrici che lì hanno trascorso la notte indisturbati a nutrirsi.

 

Raggiugiamo, dopo aver oltrepassato il podere Antaneto ben tenuto dall’amico Domenico (dove incontriamo un primo bosco di Castagni e Felci), il bivio con la via Serrasecca (che sarà meta della passeggiata che faremo in Luglio dedicata alle sorgenti del Contrafforte), la località Bortignano dove ha sede un’antica Abbazia risalente dell’anno 1100 magnificamente mantenuta dai proprietari Sabrina e Fabio e dotata, nel cortile antistante, di un vecchio cipresso dell’età di 600 anni ca. In questa località incontriamo anche Elisa e Romano che hanno creato, ormai da diversi anni, un’azienda orticola biologica e con loro ho messo in semenzale alcuni semi di nocciolo per la produzione di piante micorrizate con tartufo nero (prodotto biologico per eccellenza). La crescita ed eventuale produzione (per consumo famigliare) sarà monitorata, di volta in volta, quando transiteremo dalla loro azienda nelle future passeggiate.

 

Dopo una capatina nell’aia del podere Poggio (punto più alto della camminata) per dare una sbirciatina verso valle e controllare il livello di smog su Bologna, ci dirigiamo verso Casola, piccolo borghetto abitato da un apicoltore coi fiocchi e, mentre fin’ora abbiamo camminato lungo strade sterrate, ci inoltriamo finalmente lungo un sentiero che ci guiderà in discesa verso il podere le Olle con il suo famoso pozzo nella roccia, tra profumi di fiori di Brugola, Non ti scordar di me, Polmonaria e Mughetto oltre ai profumatissimi fiori di Frassino e di Maggiociondolo.

 

Oltrepassato le Olle e chiesto il permesso di passaggio a due begli esemplari di Bisce che si godevano tranquille, sul sentiero, il tepore del sole, ci dirigiamo verso nord e scendiamo, tra qualche difficoltà, provocata dalla caduta di diverse piante a causa dalla forte nevicata dell’inverno scorso, verso la fondovalle del torrente Zena sbucando in località Zenarella. Prendiamo la via Zena verso sinistra e notiamo subito un cambiamento della flora dove predominano le varietà da freschi fondivalle: Pioppo bianco, Salici in varietà, Carpino bianco, Ciliegio e Noce selvatico, Ontani, Sorbi in varietà, Sambuco nero, Viburni in varietà, Sanguinello e Pungitopo). Cambiano anche i profumi con la predominanza di Viole e Primule che tappezzano intere scarpate.

A proposito di odori ricordo ai miei compagni di viaggio quanto accaduto, lungo questo sentiero, qualche giorno addietro in compagnia dell’amica Franca, nel silenzio totale che si verifica solo con la presenza dei predatori, abbiamo percepito prima il forte l’odore selvatico e poi il ringhio del lupo, da noi disturbato, nell’intento di mangiarsi o quantomeno portasi via la carcassa di un capriolo rimasta incastrata tra una ceppaia di Carpino.

 

A proposito di mangiare si è fatta l’ora di pranzo e, attraversando di buon passo il podere Viola (mai nome di una casa fu più approppriato al luogo), accelleriamo il passo per raggiungere l’amico Ermanno proprietario del podere Sassolungo, da lui magistralmente e completamente ristrutturato, dove offre a noi, ai viandanti in genere o vacanzieri, la possibilità di alloggiare e gustare le sue produzioni naturali: dal pane, ai prodotti dell’orto biologici, agli animali da cortile e quanto di buono la stagione in ogni periodo può offrire. Dopo l’ottimo pranzetto casereccio ci incamminiamo riprendendo a ritroso la via Zena verso Loiano. Ritransitiamo dalla Viola e dalla Zenarella, poi la Pianella, Parma (non la Provincia omonima Emiliana!) e il Bigallo (dove, da qualche anno, ha sede un Circo itinerante, senza animali, gestito da un gruppo di giovani molto bravi). Raggiungiamo quindi sulla nostra destra la Cà Rossa dove ci aspetta un erto sentiero che da un’alt. di mt 150 ca. s.l.m. ci porterà fino ai 400 mt ca. ai piedi del Contrafforte dove, per un tratto di 3 km ca., la temperatura ha una media annua di 2/3° superiore a tutta la restante catena Appenninica e questo favorisce la presenza di Lecci e Cisti (piante mediterranee, cioè specie da centro/sud Italia) oltre a Rosa canina e rugosa, Olivo di Boemia, Olivello spinoso e Rosmarino. Ma in questi 3 km nidifica soprattutto l’uccello rapace a cui è stato dedicato questo Parco: il Falco pellegrino che insieme al Lanario, la Poiana, il Gufo, la Civetta fanno anche da regolatori ecologici nutrendosi di: Fagiani, Lepri, Pernici, Scoiattoli, Donnole, Faine, Bisce e Vipere.

 

Imbocchiamo la via Sadurano e ci accoglie un “buffo” cartello, applicato allo stesso palo a far compagnia a quello che delimita l’area del Parco. Sapete il perché lo giudico buffo? I “loro” che prima citavo ci impongono una lunga serie di divieti: vietato raccogliere sassi, passeggiare col cane, andare in moto, in bicicletta, raccogliere funghi, tartufi, fiori, bacche…respirare, sbadigliare, tossire, starnutire…per non disturbare la fauna selvatica! Mi chiedo: dove erano questi “Maestri del divieto” quando per un decennio, in pochi, abbiamo lottato, invano, contro la costruzione della linea ferroviaria Alta Velocità? Alta Velocità che da anni infilza, dentro e fuori ogni 15/20 min., il Contrafforte cullandoci con “solleticanti vibrazione” sotto la pianta dei piedi, allietate dalla “melodica ninnananna” della locomotiva a 200 km/ora!.

Chissà le notti e anche i giorni “in bianco” trascorsi dal povero Falco non più pellegrino, ma “Falco occhioteso”. Mi sento di dire che certi Ambientalisti/Animalisti sono come quel tizio che ha un tumore e un callo al piede ed inizia a curarsi il callo.. è certamente più semplice fermare e multare il passeggiatore che fermare l’Alta Velocità.

 

Quanto ancora dovremo pagare al progresso e alla globalizzazione?

Tornando al nostro giretto facciamo una capatina per un saluto ed un bicchiere d’acqua fresca dall’amico Franco, proprietario dei Sassi, ultima casa raggiungibile in auto e sita alle pendici di uno sperone roccioso dove si possono anche notare una serie di tombe scavate nell’arenaria e risalenti al periodo Celtico e orientate verso Monte Bibele (noto sito archeologico risalente al dominio Etrusco/Celtico). Ci incamminiamo verso Cà di Parisio dove una stele ci ricorda le tante vittime civili e militari decedute nei 7 mesi nei quali il fronte di guerra ha stazionato in questi luoghi. Attraversiamo il borgo di Sadurano, il Casetto ed infine arriviamo sulla strada provinciale della Futa, giriamo a destra ed alle ore 17.00 rientriamo in paese accolti dalla folla che sta partecipando alla festa dei fiori.... coltivati.