Testimonianze su Livergnano
21 Marzo 2010. Antonio A., Un livergnanese adottato.
Vivo ormai a Livergnano da alcuni anni, arrivato qui per caso, dopo un periodo di depressione vissuto in città. Un metodo di vita lontano dal mio concepire la quotidianità, sempre di corsa, e col tempo scandito dai rigidi orari. E poi la lontananza dalla mia terra che diventa nostalgia, col pensiero costante del ritorno a casa, lasciando tutto quel che ho costruito in questo tempo. Era il 2002, e una cara collega di lavoro anticipando di un soffio le mie intenzioni di abbandonare "il Continente", mi ha portato a Livergnao dove lei abitava, pensando che qua avrei trovato la tranquillità da me cercata. Un luogo mai visto ne conosciuto. Il giorno seguente ero cittadino di Livergnano, a Sadurano. In un attimo la mente si è liberata dal grigiore dei pensieri catturata dalle roccie arenarie che si innalzano la su in alto, pini marittimi qua e là, il rosmarino, i ginepri, non so, mi hanno ricordato casa. La mia Sardegna. Mancava il mare, certo, ma il mare qui c'è stato in passato, e ha lasciato i suoi segni, che ancora oggi influiscono sulla totalità del paesaggio. Non ho più lasciato il paese, anzi giorno dopo giorno cerco di integrarmi sempre più cercado di entrare in sintonia con i sottili equilibri delle società Livergnanese.
Livergnano 2 marzo 2004 a casa di Giulia M. detta Giulietta, nata a Livergnano, a Castello nell'anno 1922.
All'età di sei anni ho cominciato la scuola del paese (...). Mi ricordo che la scuola era in una casa chiamata Fontanello, che ho frequentato fino alla quarta elementare (...). Finito la scuola
ricordo di aver cominciato ad aiutare mamma Gina nelle faccende domestiche, mi ha insegnato a filare la lana.
(... ) Sono sempre stata nella casa paterna a Castello fino a quando all'età di 25 anni mi sono sposata (due anni dopo la guerra). Ho sempre fatto una vita ritirata, mio marito era un mio
compagno di scuola (...). Da Castello sono andata ad abitare nella casa attaccata alla roccia sotto la Chiesa. Mio marito abitava già in quella casa dei suoi nonni che esercitavano l'arte del
fabbro, da lui appresa fin da bambino. Durante il fronte queste case sono state completamente distrutte, mio marito, un pezzettino alla volta, l'aveva ricostruita e quando ci siamo sposati è
diventata il nostro nido.
La Maria della Siberia, Una casa nella storia di un paese: Livergnano, Pixel, 2004
19 febbraio 2004. A casa del Signor Ampelio nato a Bologna nel 1922.
Le mie radici sono di Livergnano, dove ho sempre abitato, sono nato a Bologna per motivi di parto, precisamente alla maternità di via d'Azeglio. All'età di sei anni sono andato ad abitare con i
miei genitori alla Siberia, il proprietario era il Signor Enrico D., eravamo in tanti, otto o nove appartamenti, tanti bambini; nella casa di fronte (quella nella roccia) erano solo due
appartamenti, abitava un certo Signor Casoni e nell'altro Armando C.; in questa casa il Signor Enrico D aveva nella cantina la sua riserva e legnaia, nell'altra cantina c'era la sala da musica,
sede del Concerto Bandistico di Livergnano. La banda veniva continuamente chiamata nei paesi vicini e godeva di una certa notorietà.
(...) Ricordo che all'epoca i vecchi parlavano di una frana staccatasi dal monte sopra la Siberia che aveva danneggiato fortemente le case (c'erano persino i tronchi degli alberi piantati nelle
finestre, e ancora oggi se si va nel bosco si può vedere lo smanco).
(...) nel gennaio del 1942 sono partito sotto le armi e sono tornato definitivamente il 16 luglio del 1946. (...) Quando sono arrivato alla Carteria ho incontrato la Nilde L e mi ha detto: "A
Livergnano è tutto distrutto, i tuoi sono arrivati ieri sera da Firenze dove erano sfollati". (...) La prima cosa che ho visto sono state le macerie della Siberia che era tutta crollata meno la
casa nella roccia che solo in parte era diroccata. Tutto era deserto...
La Maria della Siberia, Una casa nella storia di un paese: Livergnano, Pixel, 2004