pag 2

 

Che fare? È ammesso comunemente che gli uomini di cultura e particolarmente i poeti hanno poca familiarità con la vita pratica. Neppur si sarebbe potuto ricorrere ad un elettrauto in paesi montanari, nei quali il 'Signor Dottore' raggiungeva i casolari della sua «condotta» su un biroccino o in sella ad un cavalluccio.
Come risolvere la grave difficoltà di sentirsi solo in mezzo ad una strada, senza sapere a chi poter domandare un aiuto? Con quella preoccupazione il Poeta certamente non si fermò ad ammirare il paesaggio che gli stava dinanzi e che gli ricordava "die Dolorniten » lontane. L'unica persona che lì rivestiva un carattere di ufficialità, era il cantoniere, che con il badile, lo strumento del suo mestiere, già gli si avvicinava per vedere e per domandare ... Non posso dire se lo sfortunato automobilista si presentasse come il D'Annunzio. Anche se lo avesse fatto, quel nome nulla diceva; in più l'accento della parola non era bolognese. Alcuni anni dopo quello strano incontro l'avrebbe ben conosciuto per le eroiche e coraggiose imprese durante la guerra mondiale, come i voli su Trieste e Trento, le incursioni aeree su Pola e su Cattaro, la beffa di Buccari e il volo su Vienna. Con quella cortesia che gli era propria e forse con il ricordo delle parole evangeliche tante volte lette e spiegate dal buon parroco di Livergnano (Ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato ..., Matt. 25, 35), il buon Menetti invitò in casa lo sconosciuto per rifocillarsi. Accettò, ma vedendo l'ottima consorte che teneva in braccio la sua piccina, di due anni, piangente perché ammalata (quella che nella lettera sarà detta "bel bimbo»), l'ospite disse di non voler disturbare; ma pregò di volergli conservare le valigie. Ambedue si avviarono per la strada in cerca di fortuna. Non tardarono a trovarla, perché, percorsi poco più di due km, giunsero alla casa signorile «La Predosa». Su la porta vi era il giovane proprietario Alberto Gamberini (non so se ancora laureando o già avvocato), che subito nel forestiero riconobbe il romanziere e il poeta: gli si avvicinò, lo salutò entusiasticamante e s'intrattenne in conversazione sino a domandargli un autografo, che gli fu dato più o meno in questa forma: «Ieri per aria, oggi per terra». Durante questo colloquio sul ciglio della strada, passò una macchina; probabilmente di amici o conoscenti del Gamberini. Si fermò e così fu assicurato il viaggio sino a Bologna. Ouando quell'auto aveva ripreso il viaggio, il Gamberini avrà decantato al cantoniere la fama a livello nazionale di quell'uomo per le sue poesie ed i suoi romanzi, anche se molto discutibili sotto un certo aspetto.
Quella spontaneità nel venire in soccorso di chi si era trovato in seria difficoltà, non poteva esser dimenticata dal D'Annunzio che, giunto a Marina di Pisa, volle esprimere al Menetti la propria riconoscenza con una lettera quasi familiare. Ma precedentemente a questa il buon Menetti aveva scritto al D'Annunzio con lettera che forse aveva accompagnato le valigie lasciate nella casa cantoniera.
Il Menetti conservò quella lettera come un cimelio e l'espose con cornice nella saletta di casa sua. L'originale è andato distrutto. Ouando nell'ottobre-novembre 1944 le Forze Alleate conquistarono parte del paese di Livergnano, si preoccuparono di trasportare a Firenze, senza alcun preavviso, la popolazione superstite rifugiata negli antri delle «Dolomiti». Tutto fu distrutto dai due schieramenti opposti.
Qualche anno prima, del cimelio dannunziano se n'era procurato una copia il figlio Arturo, residente in Toscana, che gentilmente ha messo a mia disposizione.

Caro Adolfo Menetti,
grazie della vostra lettera, che aggiunge così candidamente gentilezza a gentilezza.
Che altro mai avreste potuto fare per me?
Se avrò occasione di ripassare per la Casa cantoniera mi fermerò per salutarvi.
Spero che il vostro bel bimbo sÌa guarito.
Grazie, e arrivederci.

Marina di Pisa
30 settembre 1909

 

 

Indietro               Avanti