P. Celestino Piana nel suo studio livergnanese
P. Celestino Piana nel suo studio livergnanese

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A Celestino Piana, che non ebbe mai, come egli stesso riconobbe, eccessiva propensione per le generalizzazioni e le discussioni teoriche, parve che, per saggiare in qualche modo, nel concreto e diuturno atteggiarsi della ricerca disinteressata e sincera della verità, la natura e il valore del rapporto fra cultura relisiosa, secolare o regolare che fosse, e cultura universitaria, la ricerca disponesse di alcuni approcci privileggiati. Primo fra tutti: le Facoltà di Teologia.

Anche la nostra Università, come è noto, ebbe riconosciuto ufficialmente, nel 1360, l'insegnamento tella teologia accanto a quello del diritto e delle arti. E la Facoltà teologica bolognese ebbe, nell'ambito dell'ordinamento universitario, un'importanza fondamentale. Eppure, si doleva, e con giusta ragione, il Piana, troppi lavori, anche di alto livello, sulla cultura bolognese del quattrocento relegavano in un canto, quando addirittura non ignoravano, la presenza e l'apporto a quella cultura della Facoltà teologica. È un fatto, comunque, che in questo settore, il sostanziale contributo del card. Francesco Ehrle con l'edizione dei più antichi statuti della Facoltà teologica, apparsa a Bologna nel 1932 a cura dell'Istituto per la Storia dell'Università di Bologna, e che avrebbe potuto segnare l'avvio a nuove ricerche, rimase di fatto senza seguito. Le ricerche furono riprese dal Piana nel 1960 con un primo lavoro su La Facoltà Teologica dell'Università di Bologna nel 1444-1458. Pur nel breve arco di tempo considerato (14 anni), l'Autore riuscì a far conoscere per la prima volta la composizione del Collegium theologicum e a delineare la serie dei primi decani della Facoltà. Ma riuscì anche, e questo stava particolarmente a cuore al Ricercatore, a mettere in luce la partecipazine della Facoltà teologica al movimento culturale che siamo soliti chiamare Umanesimo.

In un secondo saggio, apparso nel 1969 con il titolo La Facoltà teologica dell'Università di Bologna nella prima metà del Cinquecento, il Piana si impose esplicitamente di dare una risposta alle seguenti domande: quale contributo ha dato la Facoltà teologica al Cocilio di Trento? Quale atteggiamento essa assunse nei confronti della Riforma protestante? Come reagì di fronte a certe posizioni dottrinali del Rinascimento filosofico, che proprio a Bologna, specie con l'insegnamento di Pietro Pomponazzi sulla immortalità dell'anima, ebbero vistose manifestazioni? Le risposte sono rcavate da quanto lo studioso riuscì a scoprire sui membri del Colleggio e sulla posizione culturale e controversistica di ognuno di loro.

Appartiene allo stesso filone e consente altre e più ampie informazioni e valutazioni il lavoro su La Facoltà teologica dell'Università di Firenze nel Quattro e Cinquecento, che apparve nel 1977 e si compone di ben 561 pagine.

Un altro prezioso e fryttuoso mezzo di approccio alla ricerca che lo appassionava, p. Piana trovò negli Studia generalia, in quegli organismi cioè che soprattutto gli Ordini mandicanti (Francescani, Domenicani, Agostiniani, Carmelitani e via dicendo) istituirono nelle sedi universitarie per facilitare ai propri membri il compimento degli studi superiori. Anche in questo settore Egli ha lasciato un' orma profonda e duratura, a cominciare da quel mirabile lavoro che è il Chartularium Studii Bononiensis S. Francisci (saecc. XIII-XVI), pubblicato nel 1970. Solo uno studioso di vastissima preparazione, matura esperienza, equilibrato intelletto poteva portare a termine un'impresa come questa, che è certamente degna di figurare accanto alle più prestigiose raccolte documentarie universitarie di tutti i tempi.

E insieme al Chartularium dello Studio francescano di Bologna, sono da porsi le ricerche sul Colleggio di Spagna, a cominciare dalla Descriptio codicum franciscalium nec non S. Thomae Aquinatis in Bibliotheca Albornotiana Collegii Hispani Bononiae asservatorum, dellontano 1942; seguito, nel 1967 da Los manuscritos filosòfico-teòlogicos, històricos y cientificos del Real Colegio de Espana de Bolonia ( in collaborazione con A. Garcia y Garcia); e poi, nel 1976, dai due volumi, di comlessive1152 pagine di Nuovi documenti sull'Università di Bologna e sul Collegio di Spagna; fino al lavoro apparso postumo nel 1992 I codici del Collegio di Spagna di Bologna studiati e descritti (in collaborazione con altri).

Appartiene a questo filone anche l'ampia biografia dedicata al beato Marco da Bologna, che fu stampata negli <<Atti>> della nostra Deputazione nel 1971 e poi in edizione speciale nel 1973. Biografia che è,come avvertì lo stesso Autore, non soltanto una rievocazione storica del glorioso cenobio dell'Osservanza (nel quale Celestino Piana entrò nel 1921 all'età di undici anni!), ma anche l'esposizione dell'attività svolta dai suoi più illustri figli della storia religiosa, sociale e culturale del Quattrocento.

 

 

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